Beautiful Hair: novembre 2006

30 novembre 2006

Esagerataaaaaaaaaaa




Continuo a viaggiare per lavoro con la mia bicicletta ed a fare foto ai clienti per tutta Milano. Non mi stacco mai dal sellino ma nonostante l'incredibile stanchezza che mi assale, lo sguardo cade insesorabile, sopratutto in giornate solari come oggi, sulle teste delle gnocche. Se è pur vero che i bei capelli hanno riflessi fantastici al sole è pur vero che il lunghissimo, ma veramente lungo, mi fa proprio schifo. Ma c...o! Va bene avere i capelli lunghi, ma farseli crescere fino alle ginocchia mi sembra esagerato. Secondo me, la lunghezza ideale è in vita, od al massimo a fondo schiena e sempre, DICO SEMPRE, con le punte tagliate. Oltre questo limite è pura esagerazione. Lo dico perché mentre ero fermo al semaforo è passata una signora, forse era sulla quarantina, di bell'aspetto e molto ben tenuta... ma porco cane se aveva i capelli che le scendeva fino al selciato. Ma nooooooooooooo! Mi sono detto! Quà ci vuole un robusto colpo di forbici. Come se non bastasse le punte dei capelli erano sfibrati (così mi pare!) e sporadici. Insomma, na cagata! Peccato non averle fatto la foto, perché mentre cercavo febbrilmente la digitale nello zaino è scattato il verde e lei è sparita dietro l'angolo. Potevo rintracciarla facilmente ma gli appuntamenti di lavoro hanno la priorità. Comunque, per la lunghezza temeraria non erano per niente tenuti male. S'intuiva una costanza ed una cura maniacale nei capelli. Peccato solo per qualla lunghezza... In quel caso, una sforbiciata stile Raperonzolo era d'obbligo.

27 novembre 2006

Chignon ad arte

Ieri sera tardi, dopo avere giocato al computer per un'oretta buona, sono andato a rimettere in ordine un paio di cartelle di foto di capelli, leggermente incasinate. Così, ho incominciato a dividerle secondo i miei gusti, code di cavallo, donne sedute dal barbiere, trecce, solo capelli lunghi, foto di capelli tagliati (preferibilmente di code di cavallo!), anche di donne rasate ( ma ne ho ben poche!), disegni tratti dai fumetti, e foto delle varie epoche storiche. Sopratutto del nostro secolo di nascita. E' stato un periodo fantastico. Non c'è che dire. Mai vista una vastità di acconciature così diverse le une dalle altre, a volte sovrapponendosi con inaspettata violenza e distacco. Di certo ve ne verranno in mente parecchi esempi. Uno dei più belli e amati resta il morbido e sensuale chignon di inizio novecento. E' una moda che viene rispolverata, ma che si intravvede soltanto nelle feste mondane, non di certo per strada. Eppure, amante come sono dei capelli lunghi, mi manca la sua lucentezza, il suo bagliore e la sua incantevole sensualità. I chignon attuali sono frutto di una veloce rimescolata dei capelli per non sudare, mentre nel novecento era un arte. Un arte che andrebbe riscoperta e che sopratutto nei periodi estivi sarebbe un bello spettacolo. Dopo l'onda anni settanta, speriamo che qualcuno/a si ricordi anche di questa nuova ondata.


17 novembre 2006

OOOOOOOoooookkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkk.....




Sono riuscito a rimettere a posto il mio blog dopo un paio di giorni di follia proletaria, ma poiché IO, padre-padrone di ste' pagine, lo rimesso in riga fra frustate e selvagge invettive anti comuniste...




Che palle!!! Volevo mettere i links dei vari siti ma il blog impazzisce come un fagiolo messicano. Ritentero la prox volta.

13 novembre 2006

Annunci telegrafici

1) La pizzata di sabato a Milano con altri hairlover è stata una figata e molto istruttiva. spero sinceramente che si possa ripetere il prima possibile;


2) Non so per quale motivo tutti i link ed il lavoro fatto su html non funzioni. Mi fa leggermente incazzare... vedrò di capire che cosa non va ed il prima possibile cercherò di renderli operativi.

10 novembre 2006

Pier Paolo Pasolini

Pasolini non è un autore molto amato. Anzi, al contrario, continuo a detestarlo, ma di tanto in tanto, riusciva a cogliere nel segno i cambiamenti di un'Italia volta all'autodistruzione (so di essere negativo, ma ultimamente non me la sento di guardare spensieratamente all'Italia!). Scrisse tante cose, compreso questo articolo sui capelli pubblicato sul Corriere della Sera. E' incredibile, ma dopo 30 anni, è un discorso attualissimo, anche se andrebbe esteso non solo agli uomini ma anche alle donne vista la mancanza di creatività individuale che si vede in giro. Sembriamo dei droni Borg (Star Trek) dove tutti si devono omologare alle mode, con gli stessi vestiti, le stesse acconciature e nel modo di parlare. Capisco che la lettura sia un po' lunga, ma ritengo che ne valga sinceramente la pena!


 


 


7 gennaio 1973. Il «discorso» dei capelli


La prima volta che ho visto i capelloni, è stato a Praga. Nella hall dell'albergo dove alloggiavo sono entrati due giovani stranieri, con i capelli lunghi fino alle spalle. Sono passati attraverso la hall, hanno raggiunto un angolo un po' appartato e si sono seduti a un tavolo. Sono rimasti lì seduti per una mezzoretta, osservati dai clienti, tra cui io; poi se ne sono andati. Sia passando attraverso la gente ammassata nella hall, sia stando seduti nel loro angolo appartato, i due non hanno detto parola (forse - benché non lo ricordi - si sono bisbigliati qualcosa tra loro: ma, suppongo, qualcosa di strettamente pratico, inespressivo).


Essi, infatti, in quella particolare situazione - che era del tutto pubblica, o sociale, e, starei per dire, ufficiale - non avevano affatto bisogno di parlare. Il loro silenzio era rigorosamente funzionale. E lo era semplicemente, perché la parola era superflua. I due, infatti, usavano per comunicare con gli astanti, con gli osservatori - coi loro fratelli di quel momento - un altro linguaggio che quello formato da parole.


Ciò che sostituiva il tradizionale linguaggio verbale, rendendolo superfluo - e trovando del resto immediata collocazione nell'ampio dominio dei «segni», nell'ambito cioè della semiologia - era il linguaggio dei loro capelli.


* * *


Si trattava di un unico segno - appunto la lunghezza dei loro capelli cadenti sulle spalle - in cui erano concentrati tutti i possibili segni di un linguaggio articolato. Qual era il senso del loro messaggio silenzioso ed esclusivamente fisico?


Era questo: «Noi siamo due Capelloni. Apparteniamo a una nuova categoria umana che sta facendo la comparsa nel mondo in questi giorni, che ha il suo centro in America e che, in provincia (come per esempio - anzi, soprattutto - qui a Praga) è ignorata. Noi siamo dunque per voi una Apparizione. Esercitiamo il nostro apostolato, già pieni di un sapere che ci colma e ci esaurisce totalmente. Non abbiamo nulla da aggiungere oralmente e razionalmente a ciò che fisicamente e ontologicamente dicono i nostri capelli. Il sapere che ci riempie, anche per tramite del nostro apostolato, apparterrà un giorno anche a voi. Per ora è una Novità, una grande Novità, che crea nel mondo, con lo scandalo, un'attesa: la quale non verrà tradita. I borghesi fanno bene a guardarci con odio e terrore, perché ciò in cui consiste la lunghezza dei nostri capelli li contesta in assoluto. Ma non ci prendano per della gente maleducata e selvaggia: noi siamo ben consapevoli della nostra responsabilità. Noi non vi guardiamo, stiamo sulle nostre. Fate così anche voi, e attendete gli Eventi».


Io fui destinatario di questa comunicazione, e fui anche subito in grado di decifrarla: quel linguaggio privo di lessico, di grammatica e di sintassi, poteva essere appreso immediatamente, anche perché, semiologicamente parlando, altro non era che una forma di quel «linguaggio della presenza fisica» che da sempre gli uomini sono in grado di usare.


Capii, e provai una immediata antipatia per quei due.


Poi dovetti rimangiarmi l'antipatia, e difendere i capelloni dagli attacchi della polizia e dei fascisti: fui naturalmente, per principio, dalla parte del Living Theatre, dei Beats ecc.: e il principio che mi faceva stare dalla loro parte era un principio rigorosamente democratico.


I capelloni diventarono abbastanza numerosi - come i primi cristiani: ma continuavano a essere misteriosamente silenziosi; i loro capelli lunghi erano il loro solo e vero linguaggio, e poco importava aggiungervi altro. Il loro parlare coincideva col loro essere. L'ineffabilità era l'ars retorica della loro protesta.


Cosa dicevano, col linguaggio inarticolato consistente nel segno monolitico dei capelli, i capelloni nel '66-67?


Dicevano questo: «La civiltà consumistica ci ha nauseati. Noi protestiamo in modo radicale. Creiamo un anticorpo a tale civiltà, attraverso il rifiuto. Tutto pareva andare per il meglio, eh? La nostra generazione doveva essere una generazione di integrati? Ed ecco invece come si mettono in realtà le cose. Noi opponiamo la follia a un destino di 'executives'. Creiamo nuovi valori religiosi nell'entropia borghese, proprio nel momento in cui stava diventando perfettamente laica ed edonistica. Lo facciamo con un clamore e una violenza rivoluzionaria (violenza di non-violenti!) perché la nostra critica verso la nostra società è totale e intransigente».


Non credo che, se interrogati secondo il sistema tradizionale del linguaggio verbale, essi sarebbero stati in grado di esprimere in modo cosi articolato l'assunto dei loro capelli: fatto sta che era questo che essi in sostanza esprimevano. Quanto a me, benché sospettassi fin da allora che il loro «sistema di segni» fosse prodotto di una sottocultura di protesta che si opponeva a una sottocultura di potere, e che la loro rivoluzione non marxista fosse sospetta, continuai per un pezzo a essere dalla loro parte, assumendoli almeno nell'elemento anarchico della mia ideologia.


Il linguaggio di quei capelli, anche se ineffabilmente, esprimeva «cose» di Sinistra. Magari della Nuova Sinistra, nata dentro l'universo borghese (in una dialettica creata forse artificialmente da quella Mente che regola, al di fuori della coscienza dei Poteri particolari e storici, il destino della Borghesia).


Venne il 1968. I capelloni furono assorbiti dal Movimento Studentesco; sventolarono con le bandiere rosse sulle barricate. Il loro linguaggio esprimeva sempre più «cose» di Sinistra. (Che Guevara era capellone ecc.)


Nel 1969 - con la strage di Milano, la Mafia, gli emissari dei colonnelli greci, la complicità dei Ministri, la trama nera, i provocatori - i capelloni si erano enormemente diffusi: benché non fossero ancora numericamente la maggioranza, lo erano però per il peso ideologico che essi avevano assunto. Ora i capelloni non erano più silenziosi: non delegavano al sistema segnico dei loro capelli la loro intera capacità comunicativa ed espressiva. Al contrario, la presenza fisica dei capelli era, in certo modo, declassata a funzione distintiva. Era tornato in funzione l'uso tradizionale del linguaggio verbale. E non dico verbale per puro caso. Anzi, lo sottolineo. Si è parlato tanto dal '68 al '70, tanto, che per un pezzo se ne potrà fare a meno: si è dato fondo alla verbalità, e il verbalismo è stata la nuova ars retorica della rivoluzione (gauchismo, malattia verbale del marxismo!).


Benché i capelli - riassorbiti nella furia verbale - non parlassero più autonomamente ai destinatari frastornati, io trovai tuttavia la forza di acuire le mie capacità decodificatrici, e, nel fracasso, cercai di prestare ascolto al discorso silenzioso, evidentemente non interrotto, di quei capelli sempre più lunghi.


Cosa dicevano, essi, ora? Dicevano: «Sì, è vero, diciamo cose di Sinistra; il nostro senso - benché puramente fiancheggiatore del senso dei messaggi verbali - è un senso di Sinistra... Ma... Ma...».


II discorso dei capelli lunghi si fermava qui: lo dovevo integrare da solo. Con quel «ma» essi volevano evidentemente dire due cose: 1) «La nostra ineffabilità si rivela sempre più di tipo irrazionalistico e pragmatico: la preminenza che noi silenziosamente attribuiamo all'azione è di carattere sottoculturale, e quindi sostanzialmente di destra.» 2) «Noi siamo stati adottati anche dai provocatori fascisti, che si mescolano ai rivoluzionari verbali (il verbalismo può portare però anche all'azione, soprattutto quando la mitizza): e costituiamo una maschera perfetta, non solo dal punto di vista fisico - il nostro disordinato fluire e ondeggiare tende a omologare tutte le facce - ma anche dal punto di vista culturale: infatti una sottocultura di Destra può benissimo essere confusa con una sottocultura di Sinistra.»


Insomma capii che il linguaggio dei capelli lunghi non esprimeva piú «cose» di Sinistra, ma esprimeva qualcosa di equivoco, Destra-Sinistra, che rendeva possibile la presenza dei provocatori.


Una diecina d'anni fa, pensavo, tra noi della generazione precedente, un provocatore era quasi inconcepibile (se non a patto che fosse un grandissimo attore): infatti la sua sottocultura si sarebbe distinta, anche fisicamente, dalla nostra cultura. L'avremmo conosciuto dagli occhi, dal naso, dai capelli! L'avremmo subito smascherato, e gli avremmo dato subito la lezione che meritava. Ora questo non è più possibile. Nessuno mai al mondo potrebbe distinguere dalla presenza fisica un rivoluzionario da un provocatore. Destra e Sinistra si sono fisicamente fuse.


Siamo arrivati al 1972.


Ero, questo settembre, nella cittadina di Isfahan, nel cuore della Persia. Paese sottosviluppato, come orrendamente si dice, ma, come altrettanto orrendamente si dice, in píeno decollo.


Sull'Isfahan di una diecina di anni fa - una delle più belle città del mondo, se non chissà, la più bella - è nata una Isfahan nuova, moderna e bruttissima. Ma per le sue strade, al lavoro, o a passeggio, verso sera, si vedono i ragazzi che si vedevano in Italia una diecina di anni fa: figli dignitosi e umili, con le loro belle nuche, le loro belle facce limpide sotto i fieri ciuffi innocenti. Ed ecco che una sera, camminando per la strada principale, vidi, tra tutti quei ragazzi antichi, bellissimi e pieni dell'antica dignità umana, due esseri mostruosi: non erano proprio dei capelloni, ma i loro capelli erano tagliati all'europea, lunghi di dietro, corti sulla fronte, resi stopposi dal tiraggio, appiccicati artificialmente intorno al viso con due laidi ciuffetti sopra le orecchie.


Che cosa dicevano questi loro capelli? Dicevano: «Noi non apparteniamo al numero di questi morti di fame, di questi poveracci sottosviluppati, rimasti indietro alle età barbariche! Noi siamo impiegati di banca, studenti, figli di gente arricchita che lavora nelle società petrolifere; conosciamo l'Europa, abbiamo letto. Noi siamo dei borghesi: ed ecco qui i nostri capelli lunghi che testimoniano la nostra modernità internazionale di privilegiati!»


Quei capelli lunghi alludevano dunque a «cose» di Destra.


Il ciclo si è compiuto. La sottocultura al potere ha assorbito la sottocultura all'opposizione e l'ha fatta propria: con diabolica abilità ne ha fatto pazientemente una moda, che, se non si può proprio dire fascista nel senso classico della parola, è però di una «estrema destra» reale.


* * *


Concludo amaramente. Le maschere ripugnanti che i giovani si mettono sulla faccia, rendendosi laidi come le vecchie puttane di una ingiusta iconografia, ricreano oggettivamente sulle loro fisionomie ciò che essi solo verbalmente hanno condannato per sempre. Sono saltate fuori le vecchie facce da preti, da giudici, da ufficiali, da anarchici fasulli, da impiegati buffoni, da Azzeccagarbugli, da Don Ferrante, da mercenari, da imbroglioni, da benpensanti teppisti. Cioè la condanna radicale e indiscriminata che essi hanno pronunciato contro i loro padri - che sono la storia in evoluzione e la cultura precedente - alzando contro di essi una barriera insormontabile, ha finito con l'isolarli, impedendo loro, coi loro padri, un rapporto dialettico. Ora, solo attraverso tale rapporto dialettico - sia pur drammatico ed estremizzato - essi avrebbero potuto avere reale coscienza storica di sé, e andare avanti, «superare» i padri. Invece l'isolamento in cui si sono chiusi - come in un mondo a parte, in un ghetto riservato alla gioventù - li ha tenuti fermi alla loro insopprimibile realtà storica: e ciò ha implicato - fatalmente - un regresso. Essi sono in realtà andati più indietro dei loro padri, risuscitando nella loro anima terrori e conformismi, e, nel loro aspetto fisico, convenzionalità e miserie che parevano superate per sempre.


Ora così i capelli lunghi dicono, nel loro inarticolato e ossesso linguaggio di segni non verbali, nella loro teppistica iconicità, le «cose» della televisione o delle réclames dei prodotti, dove è ormai assolutamente inconcepibile prevedere un giovane che non abbia i capelli lunghi: fatto che, oggi, sarebbe scandaloso per il potere.


Provo un immenso e sincero dispiacere nel dirlo (anzi, una vera e propria disperazione): ma ormai migliaia e centinaia di migliaia di facce di giovani italiani, assomigliano sempre più alla faccia di Merlino. La loro libertà di portare i capelli come vogliono, non è più difendibile, perché non è più libertà. È giunto il momento, piuttosto, di dire ai giovani che il loro modo di acconciarsi è orribile, perché servile e volgare. Anzi, è giunto il momento che essi stessi se ne accorgano, e si liberino da questa loro ansia colpevole di attenersi all'ordine degradante dell'orda.

8 novembre 2006

Manga e non solo!

Mentre attendo che l'incontro si concretizzi realmente nella pizzata di sabato a Milano fra noi hairlover (sperando che ci sia anche qualche ragazza!), mi sono accorto che era da un po' di tempo che non inserivo immagini di capelli. Così, ieri sera, come grande amante e cultore dei cartoni animati giapponesi (chiamati anche anime) e dei suoi fumetti (chiamati manga), mi sono gustato alcune puntate delle divertenti avventure di Full Metal Panic e mi sono detto: però, che gran bella gnocca che è la protagonista femminile... e chiariamoci, quando dico che gran gnocca i capelli sono in primissima posizione. così, sul web ho cercato qualche disegno che potesse darvi l'idea chi parlo e dopo averne trovate molte, ne ho scelto una. Lei è la prima da sinistra. Non male, eh?!



Nel frattempo che ero in giro per il sistema, ho scoperto alcune anime in cui ci sono tagli di capelli evidenti (non chiedetemi il nome dell'anima perché giuro che non me lo ricordo!) e sono riuscito a prendere alcuni scatti.




Quest'ultimo disegno è tratto da un altro fumetto. Anche se non ci sono tagli, la mano della mora sulla lunga coda rossa della ragazza è una vera goduria. Godetevela.


7 novembre 2006

Prima c'era... ora non +!

Ebbene si! Non ho fatto in tempo ad inserire una chat che lo già eliminata! Mi faceva schifo... ma questo già lo sapete! Era brutta, vecchia e x di + non si apriva! Insomma, na' schifezza!




Se qualcuno di voi conosce una chat gratis da poter inserire come link nel mio blog mi contatti subito. ciao




 

6 novembre 2006

Chat

Allora, vista la penuria di chat con soggetto i capelli, sia lunghi che corti, ho provato ad inserirne una nel mio blog, ma ammetto che mi fa un po' schifo. Ho provato a ridimensionarlo ma non è il massimo della manegevolezza!


Che dire... provatelo a fatemi sapere che ne pensate e datemi consigli su come migliorarlo. Potete contattarmi sia via mail che su messenger allo stesso indirizzo: andysat@supereva.it


Ciao

Video superlativo

Ho appena visto un bellissimo cortometraggio ambientato nel mondo feticista degli hairlover. Chi ha scritto la storia sapeva il fatto suo e forse vi ha messo qualcosa di personale. Personalmente lo trovato esilarante e didattico. Guardatelo anche voi. Ciao.


http://www.youtube.com/watch?v=HCfaQtryxsQ

4 novembre 2006

Ma che bel parlamento trallallero trallalà!!!

Scusate per l'interferenza, ma ho creduto farvi cosa gradita rilasciarvi la lista dei cognomi e del loro ruolo di appartenenza politica, dei magnifici 25. Cioè quegli onorevoli che vanno in tv a parlare di morale, etica e di come l'italiano debba vivere quando sono stati accusati in via definitiva da un tribunale per le pene che vi accingerete a leggere. Quando li vedete in tv, o per strada, spegnete o cambiate canale o fischiateli perché se questi sono i nostri rappresentanti politici, siamo messi veramente male e se noi non facciamo nulla, allora ci meritiamo di andare a fondo:








1. Berruti Massimo Maria (FI): favoreggiamento.

2. Biondi Alfredo (FI): evasione fiscale (reato poi depenalizzato).

3. Bonsignore Vito (Udc): corruzione.

4. Borghezio Mario (Lega Nord): incendio aggravato.

5. Bossi Umberto (Lega Nord): finanziamento illecito e istigazione a delinquere.

6. Cantoni Giampiero (FI): corruzione e bancarotta.

7. Carra Enzo (Margherita): falsa testimonianza.

8. Cirino Pomicino Paolo (Dc): corruzione e finanziamento illecito.

9. De Angelis Marcello (An): banda armata e associazione sovversiva.

10. D’Elia Sergio (Rosa nel pugno): banda armata e concorso in omicidio.

11. Dell’Utri Marcello (FI): false fatture, falso in bilancio e frode fiscale.

12. Del Pennino Antonio (FI): finanziamento illecito.

13. De Michelis Gianni (Psi): corruzione e finanziamento illecito.

14. Farina Daniele (Prc): fabbricazione, detenzione e porto abusivo di ordigni esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e inosservanza degli ordini dell’autorità.

15. Jannuzzi Lino (FI): diffamazione aggravata.

16. La Malfa Giorgio (FI): finanziamento illecito.

17. Maroni Roberto (Lega Nord): resistenza a pubblico ufficiale.

18. Mauro Giovanni (FI): diffamazione aggravata.

19. Nania Domenico (An): lesioni volontarie personali.

20. Patriciello Aldo (Udc): finanziamento illecito.

21. Previti Cesare (FI): corruzione giudiziaria.

22. Sterpa Egidio (FI): finanziamento illecito.

23. Tomassini Antonio (FI): falso in atto pubblico.

24. Visco Vincenzo (Ds): abuso edilizio.

25. Vito Alfredo (FI): corruzione”.

3 novembre 2006

Al concerto...

Che giornate folli sto vivendo ultimamente. Mi alzo alle 8 e rientro a casa quasi tutti i giorni dopo le 8. E non xché vado a bighellonare, ma soltanto perché lavoro fino a tardi. Proprio mentre pensavo di non avere più una vita sociale, io e la mia ragazza ieri notte siamo andati al concerto degli ARCHIVE al Rainbow, giusto per restarcene sdraiati in poltrona a guardare l'ennesimo film spazzatura trasmesso dalle reti nostrane. Porca vacca che ficata. Un concertone psichedelico come non ne vedevo da anni. A parte la protesta delle mie orecchie, squassate dal frastuono di batteria, chitarra e tastiere varie, il mio occhio vigile e attento si concentra su un piccolo gruppo di ragazze, con tipico trucco e abiti dark.... attenzione, completamente rasate! Decisamente bruttine, con quel taglio apparivano ancora più strambe di quanto non lo fossero in realtà. Eh si! Il lungo ha il suo fascino indiscreto e sensuale, se poi però, si finisce col rovinarsi tagliandosi i capelli e truccandosi quando non fa che accentuarne i difetti, allora, è meglio non cambiare nulla... oppure cercare di migliorarsi! Cmq ho notato poche donne al concerto con i capelli lunghi, la maggior parte infatti avevano tagli corti. Sarà effetto della neo miss Italia oppure dei risultati nefasti del taglio scalato che è andato tanto di moda fino a pochi mesi fa e che ha rovinato migliaia di teste? Urge riflettere con attenzione!!!